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Speciale Impresa e Impiego - Interviste

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31/08/2022

Ritardi pagamenti: Lungaggini burocratiche e giudiziarie, a rischio chiusura Pmi

Rischia il fallimento per lungaggini burocratiche e la lentezza della giustizia la Bk Service,  piccola impresa abruzzese che installa impianti tecnologici industriali e che ha lavorato attraverso subappalti ad importanti opere di ristrutturazione per il carcere di Rebibbia e la piscina di Avezzano. Simone Komel, di 29 anni e Stefano Baiocchi, di 30, i due giovani imprenditori a capo dell’azienda di base ad Avezzano (L’Aquila), nel 2007 avevano ottenuto in subappalto la  ristrutturazione del carcere di Perugia e della caserma di polizia penitenziaria di Massa Marittima attraverso la Mev Impianti Srl di Roma cui il Ministero di Grazia e giustizia aveva commissionato i lavori. L’impresa romana ha però smesso di pagarli  causando non poche difficoltà economiche all’azienda marsicana che, dopo l’inutile tentativo di ottenere il dovuto attraverso le ingiunzioni di pagamento, ha inoltrato al giudice l’atto di pignoramento presso terzi. Il destino della Bk service è legata all’esito di una sentenza giudiziaria che va avanti dal 27 luglio 2007 e che ha completamente messo in ginocchio l’impresa marsicana che sta valutando di chiudere le saracinesche dell’attività. Restano da chiarire le modalità dell’avvenuto pagamento alla Mev Impianti e quindi la responsabilità per il ritardo accumulato. I ritardi nei pagamenti sono elencate tra le principali difficoltà delle attivita' imprenditoriali in Europa e l'Unione europea, attraverso lo Small business act e con una direttiva, è corsa ai ripari per salvaguardare le piccole e medie imprese del Vecchio continente. A raccontarci la disavventura è Simone Komel, amministratore della Bk service.

 Un anno fa abbiamo avuto regolarmente in subappalto dei lavori a Perugia e Massa Marittima con la società Mev Impianti Srl di Roma che si era aggiudicata un appalto con il Ministero di grazia e giustizia per la ristrutturazione dei penitenziari nei due centri. La società in questione non ci ha pagato i lavori per gli impianti di condizionamento tutti già installati e attualmente funzionanti per un importo totale di 150.000 euro. Abbiamo fatto partire i primi decreti ingiuntivi nei confronti della Mev Impianti, ma senza risultati. Ci siamo allora  rivolti al Ministero nel mese di marzo 2008 e, dopo il 22 giugno del 2008, è stato notificato al ministero l’atto di pignoramento presso terzi, ossia il blocco dei fondi che il Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria del Ministero della Giustizia doveva alla Mev Impianti. Nel corso dell’udienza di aprile (2009) il ministero ha dichiarato che questi fondi non c’erano più. Che un imprenditore non ci paghi ci può stare, ma che il Ministero non ci tuteli è disastroso.

E il Ministero cosa ha risposto?
Abbiamo chiesto di aver accesso agli atti che documentano i pagamenti a questi cantieri, ma non ci hanno inviato nulla. Dicevano che li avrebbero mandati, ma non sono mai arrivati, abbiamo capito che non volevano farceli avere. La prima udienza doveva esserci il 27 luglio 2007, ma è slittata di ufficio il 28 gennaio 2009. Il Ministero non si è presentato, ci hanno detto che si erano segnati una data sbagliata, il 29 gennaio. Da lì il 7 aprile il ministero ha spiegato che avevano pagato il dovuto alla ditta appaltatrice.

Qual’è la vostra situazione ad oggi?
Eravamo una piccola industria, una piccola realtà locale che dava lavoro a poche persone e portata avanti da due giovani. Avevamo una quindicina di operai con regolare contratto adesso non possiamo pagarne più di due. L’azienda ha un bilancio sano, ma manca la liquidità. Per questo abbiamo dovuto rinunciare ad un lavoro con un consorzio Veneto dopo che tutto era stato accordato ci siamo dovuti tirare indietro per mancanza di liquidi. Lo scorso anno abbiamo  preso dei lavori, ma con un fatturato di 400.000 euro non riusciamo a coprire anche i debiti accumulati, andiamo avanti zoppicando. La ‘fregatura’ che abbiamo avuto ci ha fatto precipitare in una situazione drammatica perché è coincisa con il crollo degli ordini e con la crisi. Dopo aprile speravamo di raggiungere degli accordi per i lavori in Abruzzo nel post-terremoto, ma gli appalti sono nelle mani di imprese del nord Italia, solo il 27% dei lavori è stato appaltato ad aziende locali. Stiamo pensando di spostarci all’estero, ma credo che questa sia una situazioni che va affrontata altrimenti non possiamo più mettere piede in banca. Ti cascano le braccia quando vedi che nessuno ti tutela. Stiamo cercando di far uscire la cosa fuori contattando i giornali, anche importanti testate a livello nazionale, ma spesso ci rispondono che sono pieni di storie come la nostra.  

Ma il pagamento mancato sarebbe riuscito a coprire i debiti?
Inizialmente sì, i nostri debiti erano inferiori al credito che vantavamo presso la Mev Impianti. Con i soldi incassati da precedenti lavori abbiamo continuato a pagare tutti: operai, materiali e fornitori, anche aiutandoci con i prestiti bancari. Ad oggi il debito in banca è lievitato per l’applicazione degli interessi e anche le spese legali pesano sul bilancio aziendale, così ogni cifra non pagata mi arriva con gli interessi.

Le spese legali? Quelle per il processo di cui mi parlava?
Non solo, anche quelle per difenderci dalle ingiunzioni di pagamento dei fornitori. Alcuni di loro non hanno creduto alla nostra storia e ci hanno ‘aggrediti’ per via legale per avere i pagamenti. Non tutti, perché altri fornitori hanno compreso la situazione e hanno pazientato, ma dopo un anno e mezzo di attesa è comprensibile una reazione anche da parte loro. Alla terza ingiunzione di pagamento l’istanza di fallimento scatta automaticamente. Il commercialista ci ha consigliato di portare i libri contabili in tribunale a settembre….

E la prossima udienza quando dovrebbe esserci?
Ancora non ci è stata comunicata una data. Dovrebbe essere ad ottobre, ma è molto probabile che anche questa volta slitti.